14 marzo 2006

Riscoperte, ricordi, persone.

Che bello riscoprire gruppi e cantanti persi nei meandri della memoria. Uno dei gruppi che più mi hanno colpito anni e anni fa, sono i Kinks. Band britannica perlopiù sconosciuta, vanta una produzione vastissima ed estremamente eclettica, con un gusto rustico, a tratti poco curato ma di una sonorità di rara efficacia.

Dono del padre di una mia compagna di liceo, che dopo avermi omaggiato di una copia dell'intera discografia dei Beatles e di Paul McCartney, mi disse: "Ok. Dopo i Beatles non ci sono i Rolling Stones. Ci sono i Kinks.".

Avido ed incredulo, tornavo a casa carico di TDK da 90, che sua figlia mi consegnava con un sorriso che lasciava trasparire totale incomprensione per questa mia passione per suoni così lontani nel tempo (lei era di gusti completamente differenti, e non mancava festa in cui non ci propinasse gli Europe, gli Wham, che mal digerivo, e i Pet Shop Boys, di cui invece sono in seguito divenuto seguace incallito). I titoli dei pezzi, rigorosamente battuti al computer, su un'etichetta appiccicata con precisione maniacale.

Suo padre era un omone calmo, pacifico, una di quelle persone che si accendono magicamente appena hanno l'opportunità di parlare delle proprie passioni. Chissà perchè quella sua simpatia nei miei confronti. Forse perchè in una gioventù giustamente drogata di Duran Duran, A-Ha e compagnia bella (che assolutamente non disdegno, non sia mai!), gli sembrava quantomeno poco verosimile che un adolescente della fine degli anni '80 ascoltasse con tanto interesse pezzi di vent'anni prima.

Tornando ai Kinks, sono un gruppo decisamente molto interessante, che invito chiunque a scoprire (o riscoprire). Tra i loro pezzi di maggior successo, "You really got me" (stupenda), "Waterloo sunset", "All day and all of the night", "Lola". Ma il pezzo che preferisco in assoluto è "Shangri La" (1969). Ancora oggi mi emoziona tantissimo. Pelle d'oca, stasera, nel riascoltarla dopo tanto tempo.

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